C’è una città in piena Pianura Padana, una città baciata da Demetra, una cornucopia di delizie: formaggi, salumi, paste ripiene, erbazzone, vini rossi di gran compagnia… C’è una città dove è nato il tricolore, dove gli americani vengono a studiare il sistema educativo, dove un tempo c’erano fabbriche. Grandi fabbriche. Il nostro Marco Di Stefano è stato chiamato da Compagnia Mamimò come drammaturgo a dipanare la complicatissima matassa della storia delle Reggiane: questa industria era il fiore all’occhiello di una città che non è sempre stata così baciata dalla fortuna. Tutti qui hanno avuto un parente che lavorava alle Reggiane, parecchi quel parente l’hanno ritrovato tra le cartelle del personale, che schedavano stati di famiglia, credo religioso e politico, ritardi e multe… ma anche premi e segreti romantici. Da qui partiva la ricerca per lo spettacolo “Officine Reggiane – Il sogno di volare“, lavoro corale che ha richiamato alla sala della Cavallerizza centinaia di cittadini, nelle quattro repliche previste (più una aggiunta all’ultimo per accontentare chi era rimasto fuori). Ma prima e dopo lo spettacolo che si fa? Che si mangia? L’ufficio turistico consiglia itinerari a piedi in centro e gite fuori porta nei dintorni, noi ci lasciamo guidare dalla fortuna da Piazza della Vittoria (con una fontana che d’estate deve richiamare frotte di bambini sguazzanti), tra le viuzze del ghetto, e poi su lungo la Via Emilia, e poi Piazza Prampolini, con il Palazzo del Comune e la Cattedrale, per poi deviare verso Piazza San Prospero (dove, ci dicono si trova il miglior erbazzone della città). Sì, ma che si mangia? Abbiamo tre pasti a disposizione: partiamo dallo storico Ristorante Il Pozzo, proprio accanto alla Cavallerizza e fortunatamente aperto fino a tardi. Memorabile la crostata con marmellata di ciliegia aspra, ottima anche la pasticceria lì accanto, Gli Incerti. Per il pranzo ci consigliano due posti. La Morina, trattoria familiare con un imbattibile coniglio arrosto ripieno, e l’Osteria Canossa, famosa per il carrello dei bolliti e degli arrosti (ma pure i cappelletti in brodo si difendono bene).
Da tutte le parti cercano di convincerci a traslocare qui. Si mangia bene, si vive bene, la gente è accogliente, il centro storico regala splendide passeggiate e l’alta velocità ti offre tutta la Penisola a un tiro di schioppo. Ma poi come la mettiamo con i trigliceridi?

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