di Chiara Boscaro
Il bello del viaggiare per lavoro è che ci sono posti che ritornano, che ci sono in qualche modo familiari. Come quelle persone di cui ricordi la faccia simpatica, ma il nome non ti viene mai.
CITIES nasce anche per questo, per interrogare le città nel loro intimo, capire un po’ come funzionano, concedersi un tempo per ascoltare la loro voce più autentica.
A Fiume/Rijeka (il doppio nome è fondamentale) siamo stati spesso, per lavorare con il Dramma Italiano, la compagnia stabile di lingua italiana in seno al Teatro Nazionale Ivan de Zajc. Conoscevamo il teatro con l’affresco di Klimt, la piazza del teatro, il mercato di fianco al teatro, la konoba dove vanno quelli del teatro, gli appartamenti destinati ai lavoratori esterni del teatro…
Ricominciamo.
Come fare a ri-conoscere una città?
Partiamo dalle domande, quelle che ci portiamo in giro per l’Europa da qualche mese. Le rivolgiamo a Serena Ferraiuolo, attrice trasferitasi qui da due anni: sarà lei la nostra guida.
1 – Come hai incontrato questa città?
2 – Come è cambiata la città dalla prima volta che l’hai vista?
3 – Raccontaci di come hai vissuto il lockdown. Dove avresti voluto essere?
4 – In che modo la città influenza il tuo lavoro?
5 – In che modo la città influenza la tua vita personale e privata?
6 – Quali sono i tuoi luoghi ricorrenti all’interno della città?
7 – Una cosa che c’è solo qui.
8 – Se dovessi farci vedere una cosa – e una soltanto – di questa città, dove ci porteresti?
9 – Chi sono i tuoi vicini di casa?
10 – Chi è l’abitante di questa città?
Serena ci racconta delle sue passeggiate al Molo Longo e sopra Tersatto (il castello che sovrasta il centro), ci racconta i colori dei tetti ungheresi e della ruggine del Galeb, lo yacht di Tito ancorato al porto. Prova a spiegarci come ha imparato il Croato e dove si mettono gli accenti (con scarsissimi risultati). Serena è il nostro Virgilio in questa passeggiata alla scoperta dei luoghi e delle storie di una città che è frontiera, pur non trovandosi sopra un confine.
Lo dice il cimitero monumentale con le tombe di austriaci, ungheresi, triestini, fiumani, ebrei, tedeschi, grandi capitani d’industria e nomi cancellati dal tempo. Qui è uno dei primi cimiteri per animali domestici in Europa, ci spiega un’altra guida speciale, Theodor de Canziani, storico dell’arte e curatore di Villa Ružić, casa museo a picco sul mare di Pećine.
A proposito, parliamo di spiagge. Non eravamo mai stati a Fiume/Rijeka d’estate, e non ci eravamo mai accorti delle spiagge. Errore imperdonabile. Pećine, Ploče, Kantrida, fino ad Abbazia/Opatija, luogo di villeggiatura della nobiltà austroungarica con l’iconico Hotel Kvarner aperto nel 1884. È incredibile il colore di questo mare, soprattutto sapendo cosa c’è, alla stessa altezza, dall’altra parte dell’Adriatico.
Poco sopra la spiaggia vive Vanni D’Alessio, storico, anche lui emigrato dall’Italia, ma di origini fiumane. È lui che ci fa conoscere il Morski Prasac, beach bar gestito da Charlie, monumento vivente dell’underground fiumano.
Emigrazione, ritorno, origine. La comunità degli Italiani, a Fiume/Rijeka, si definisce in base a questi termini. Ci sono quelli nati a Fiume/Rijeka, quelli che se ne sono andati, quelli che ci ritornano e gli Italiani che hanno deciso di stabilirsi qui. Come Giacomo Scotti, napoletano, classe 1928, arrivato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il sole dell’avvenire sembrava un po’ più vicino. Lui ci racconta come è cambiata la città tra la Jugoslavia di Tito, la Croazia e le odierne sfide europee. Quest’anno la città è Capitale Europea della Cultura, e al nuovo museo di arte contemporanea hanno esposto un’opera, una stele, che riporta questa frase “Cari italiani, vi informiamo che Venezia sprofondò ogni giorno mezzo millimetro a causa delle vibrazioni provocate dal bombardamento di Dubrovnik.”
La nostra esplorazione della città termina a Palazzo Modello, sede della Comunità degli Italiani, che insieme al Dramma Italiano ha accolto il nostro lavoro. Serena presenta al pubblico il racconto delicato e a volte tragicomico dei suoi due anni qui, in una città che è frontiera pur non trovandosi su un confine. Lei, Fiume/Rijeka, ha imparato a chiamarla casa.